Abstract
Lettura del documento Keypoints on Temporomandibular Disorders ad opera della IADR
di Manfredini Daniele
Da sempre, nell’immaginario dell’odontoiatra, la materia “gnatologia” è foriera di dubbi legati alle difficoltà di comprendere l’applicabilità clinica di certi vecchi concetti legati alla ricerca di una occlusione dentale ed una posizione condilare ideali per il funzionamento dell’articolazione temporomandibolare (ATM) e dei muscoli masticatori. In realtà, chi si occupa della pratica temporomandibolare applicando i dettami della evidence-based medicine ha facilmente compreso che l’ATM non è uno spauracchio, ma un’articolazione come tutte le altre. I pazienti con disordini Temporomandibolari (TMDs), inquadrati in un contesto biopsicosociale, spesso sono semplicemente individui che, in assenza di traumi o patologie sistemiche, usano il sistema stomatognatico come organo bersaglio per lo scarico della propria viglianza e delle tensioni emotive. Durante la recente General Session dell’International Association for Dental Research (IADR), un panel di esperti ha preparato un documento guida che elenca semplici punti chiave della buona pratica temporomandibolare. Lo scopo è quello di chiarire una volta per tutte che certi approcci strumentali ed occlusali non hanno fondamento scientifico, e che la comunità scientifica ha il dovere di tutelare i pazienti nei confronti di potenziali overtreatments. Il documento, ripreso in Italia dal Gruppo di Studio Italiano Dolore Orofacciale e Disordini Temporomandibolari (GSID), costituirà l’asse portante di questo corso precongressuale, incentrato sulla discussione di casi clinici per mostrare la quotidianità di chi si occupa di dolore orofacciale.
Obiettivi di apprendimento
Dopo la tua relazione sarai in grado di comprendere la buona pratica temporomandibolare
Dopo la tua relazione sarai in grado di capire che l'ATM non è un'articolazione differente dalle altre per quanto riguarda i meccanismi fisiopatologici
Dopo la tua relazione sarai in grado di indirizzare al meglio i pazienti "gnatologici"